
A Roma ogni pietra è memoria. Ogni strada antica che si percorre, ogni Il rapporto con l'antico – per chiunque viva in questa città stratificata e potente – è un confronto continuo, quotidiano, ineludibile. Le antiche mura e le strade consolari che si attraversano ogni giorno rendono vivo un patrimonio che, nella sua presenza permanente, non smette di porre domande. Una permanenza che provoca, che chiede di essere ascoltata: come fosse un invito, o forse una sfida, a leggere il presente attraverso la lente del passato.
È da questo dialogo con il tempo che nasce in-genium. Sguardi sul passato e sul futuro della tecnologia, progetto fotografico e editoriale promosso dal gruppo MAIRE e dalla sua Fondazione, in collaborazione con il Parco archeologico del Colosseo. Un'indagine visiva e concettuale che attraversa archeologia, filosofia, arte e tecnica, per mostrare come l'ingegno degli antichi continui a parlare al presente e possa persino indicare nuove strade per il futuro. «Il sapere tecnico degli antichi romani ha anticipato molti aspetti dell'industria moderna. Tenere presente la qualità dei pionieri di ieri dà maggior significato al nostro lavoro oggi e aggiunge un impulso ulteriore alla nostra strategia di futuro»: le parole di Fabrizio Di Amato, Presidente di MAIRE e della sua Fondazione, aprono con forza e chiarezza il senso di in-genium. Non un semplice volume fotografico, ma un viaggio visivo e concettuale. Un atto di riflessione collettiva.
Immaginare soluzioni, trasformare la realtà
Il volume, edito da Silvana Editoriale e disponibile sul sito dell'editore e nelle librerie, prende il nome dall'in-genium latino: la capacità di immaginare soluzioni, di incidere sulla realtà, di trasformarla. Un sapere che ha costruito la Roma imperiale e che oggi si manifesta nelle tecnologie della transizione energetica, in quell'industria contemporanea che si interroga sul proprio ruolo ecologico, estetico, sociale. L'opera si articola attorno a sei lemmi – progettare, misurare, canalizzare, miscelare, sollevare, riutilizzare – che diventano altrettante chiavi di lettura dell'evoluzione dell'ingegneria, dall'antichità a oggi.
La genialità della progettazione neroniana della Domus Aurea(pro- gettare); la misura del sacro e del bello tra Curia Iuliae Foro Romano(misurare); i sistemi idrici degli Horti Farnesiani, Casa delle Vestali, Fontana delle Pelte e Cloaca Massima(canalizzare); le opere cementizie presso il Tempio di Venere e Roma e i metodi di miscelazione dei pigmenti naturali nel mosaico rustico (miscelare); il sistema di montacarichi sotterranei del Colosseo per sollevare le scenografie degli spettacoli e la tecnica di costruzione verticale dei rocchi della Colonna Traiana(sollevare); infine la Domus Tiberiana, esempio di "economia circolare" (riutilizzare): questi i temi e i lemmi che guidano lo sviluppo del volume.
La sezione fotografica si apre con le foto di Luca Campigotto (fotografo veneziano noto per le sue suggestive immagini notturne di paesaggi urbani e selvaggi) e prosegue attraverso una selezione di immagini realizzate da tre team di fotografi, provenienti dalle Accademie di Belle Arti di Roma, Milano Brera e Catania, durante una residenza di artista immersiva. Carmelo Nicosia, fotografo catenese e docente presso l'Accademia di Catania, oltre ai suoi personali scatti fotografici, ha coordinato il lavoro dei fotografi che hanno preso parte alla residenza d'artista, alla quale hanno partecipato anche i fotografi e docenti Cosmo Laera e Alessandro Imbriaco.
Il volume sviluppa un racconto fotografico che intreccia i paesaggi archeologici, frutto del lavoro dei fotografi, con quelli industriali, provenienti da foto dell'Archivio MAIRE, esposti in dittici suggestivi dove passato e presente si rispecchiano.
«Anche l'universo della produzione industriale può fornire una chiave di lettura im- portante della nostra vita, del nostro pensiero, della nostra attività proiettata nel futuro – sottolinea lo storico dell'arte Nunzio Giustozzi – In queste immagini si coglie il sublime insito nella tecnologia, una bellezza iperreale che trascende la scienza e, forse, si avvicina alla poesia».
A fianco delle potenti fotografie, testi curati da archeologi, architetti, restauratori e filosofi accompagnano chi legge in un percorso che è tanto visuale quanto concettuale. Il filo rosso è il potente atto di progettare: nel gettare in avanti, nel pro-gettare, c'è la possibilità di un futuro. In avanti, non solo nello spazio ma anche nel tempo, c'è la capacità di immaginare il domani. Lo sottolineano le parole della filosofa e semiologa Ilaria Gaspari che accompagnano ciascun lemma suggerendo che progettare non è solo calcolare, ma prendersi cura. È lasciare un segno. Come scrive: «Nel progettare, l'inventiva incontra la felicità di imprimere un segno e testimonia della capacità di immaginare un futuro» . È in questa tensione che l'ingegneria ritrova la sua dimensione più umana: quella del gesto che non si limita a costruire, ma a sognare la forma di ciò che ancora non c'è. Un sapere che è anche desiderio, che si declina nella materia ma parte dall'anima.

Promosso da MAIRE e dalla sua Fondazione con il Parco archeologico del Colosseo, il volume fotografico racconta la continuità profonda tra il genio degli antichi e le sfide dell'innovazione sostenibile.
Roma, dove ogni pietra è visione
«Il Parco archeologico del Colosseo accoglie monumenti che rappresentano giganteschi segni dell'uomo nel territorio. Essi sono il risultato dell'in-genium latino: la capacità con cui l'uomo ha sempre cercato di progettare soluzioni incidendo sull'ambiente circostante» spiegano i curatori del progetto Carlo Nicolais (Direttore Relazioni Istituzionali, Comunicazione e Sostenibilità) e Massimo Dapoto (Group Communication Manager) di MAIRE.
Immaginazione e visione si fanno tangibili grazie alla mostra ospitata durante il periodo delle festività natalizie nel Parco archeologico del Colosseo: un'esposizione che ha permesso di restituire al pubblico, proprio tra le rovine della Roma imperiale, il senso profondo del dialogo tra ingegneria antica e sostenibilità contemporanea. «Questo dialogo tra passato e futuro non solo arricchisce la conoscenza del nostro patrimonio, ma stimola riflessioni su come l'eredità culturale possa ispirare soluzioni per le sfide tecnologiche e sostenibili di domani» sottolinea Alfonsina Russo, Direttore del Parco archeologico del Colosseo. Le opere fotografiche, esposte nel cuore stesso dei luoghi raccontati, si sono fatte lente e specchio: strumenti per osservare da vicino i legami tra cultura tecnica, ingegno creativo e visione ecologica. L'intero racconto si è fatto voce nel podcast prodotto da Chora Media e narrato da Jacopo Veneziani, storico dell'arte e divulgatore, che accompagna chi ascolta attraverso pa- role, suoni e suggestioni.
Formare e coinvolgere gli ingegneri umanisti del futuro
Tra gli aspetti più significativi di in-genium c'è il coinvolgimento diretto dei giovani. Un'intera generazione chiamata a confrontarsi con l'eredità dell'ingegno e a restituirne visione. «Sono particolarmente lieto del contributo dei fotografi delle Accademie di Belle Arti italiane – ha detto Fabrizio Di Amato – un'opportunità per giovani talenti di misurarsi con la sfida di rappresentare l'ingegneria di ieri, di oggi e quella futura al servizio della transizione energetica. Sono convinto che questa iniziativa sarà di ispirazione per gli ingegneri umanisti del futuro che stiamo contribuendo a formare e di cui abbiamo bisogno».
Un'alleanza generativa tra esperienza e possibilità, in cui l'industria si fa scuola e l'arte si fa pensiero operativo. È anche questo il senso profondo del progetto: coltivare immaginazione e responsabilità, attraverso strumenti capaci di ispirare e formare.
Con il coinvolgimento delle giovani generazioni in-genium rilegge le vestigia romane come manifestazioni tangibili di un sapere tecnico che è, prima di tutto, forma di immaginazione. Dalla Domus Aurea alla Cloaca Massima, dai montacarichi del Colosseo alla Domus Tiberiana, ogni struttura antica è letta come gesto umano che ha tentato di ordinare il mondo, di renderlo abitabile. Oggi, di fronte a un ambiente non più ostile ma fragile, l'ingegneria chimica e industriale è chiamata a un compito nuovo: non più dominare la natura, ma ribilanciarne gli equilibri, trovare nuove forme produttive sostenibili, riutilizzare risorse e materiali in una visione circolare.
Un'estetica della responsabilità
in-genium rappresenta anche un invito a pensare l'industria come spazio di cultura. Il progetto stesso è un esempio di come l'impresa possa farsi promotrice di riflessione estetica, di sperimentazione artistica, di ricerca spirituale. Non solo capitale economico e sociale, ma anche capitale simbolico e culturale.
Abbiamo bisogno di nuove residenze d'artista, di nuovi esperimenti coraggiosi che ci aiutino a immaginare ciò che ancora non c'è. Che ci permettano di tornare a sognare, come nella visione di Adriano Olivetti: «Noi sogniamo una comunità libera ove la dimora dell'uomo non sia in conflitto né con la natura né con la bellezza» . È in questa visione che si colloca il senso profondo di in-genium: non un semplice omaggio al passato, ma un atto di progettazione poetica, rivolto a un domani più armonico, più consapevole, più umano.

Interrogare il passato per costruire il futuro
Nell'incontro tra passato e futuro in-genium trova la sua forza narrativa e simbolica. Le immagini del presente non sovrastano quelle del passato, ma le interrogano. Le rovine non sono solo ciò che resta, ma ciò che può ancora insegnare. Il gesto artistico non si limita a documentare, ma rianima, reinterpreta, progetta.
In un mondo che riflette sulla propria direzione, in-genium ricorda che ogni progresso autentico parte da una domanda antica: come vogliamo abitare il nostro tempo? E lo fa con il linguaggio della bellezza, con l'etica del progetto, con lo sguardo rivolto in avanti. Perché, forse, progettare è proprio questo: gettare in avanti una speranza che ha la forma concreta di una pietra alla volta.
in-genium. SGUARDI SUL PASSATO E SUL FUTURO DELLA TECNOLOGIA