l motto scelto da MAIRE per questo numero di EVOLVE — RISE TOGETHER — racchiude una filosofia che va oltre lo slogan: crescere insieme significa affrontare la complessità del presente con una visione condivisa, dove la diversità è un valore e l'inclusione diventa il motore del cambiamento. In un Gruppo multinazionale che non gestisce stabilimenti produttivi o macchinari ma conoscenza, progetti e competenze, il vero capitale è quello umano. Di questo abbiamo parlato con Sara Frassine, Group Development & Compensation Vice President di MAIRE.

Cosa significa per lei, in qualità di professionista nel mondo delle Risorse Umane, "crescere insieme" all'interno di un grande gruppo come MAIRE?

Direi che è la nostra realtà quotidiana. Noi davvero non abbiamo altri asset se non le persone che lavorano con noi. Molte aziende dicono che le persone sono al centro, ma per noi è un fatto concreto: non abbiamo catene di montaggio o fabbriche. La crescita di MAIRE si fonda sulla valorizzazione del capitale umano, in coerenza con la nostra strategia orientata all'innovazione e alla sostenibilità: competenze, relazioni e visione condivisa sono i veri motori del nostro sviluppo. Lo sviluppo personale dipende dal sostegno dell'azienda, così come la crescita dell'organizzazione nel suo complesso è strettamente connessa allo sviluppo delle persone che la vivono ogni giorno.

Questa crescita passa dal consolidamento delle competenze, dalla formazione tecnica a quella trasversale — project management, soft skills, leadership. E poi c'è la formazione on the job: si impara facendo, lavorando, affrontando progetti complessi.

In che modo MAIRE promuove una cultura dell'interdipendenza e della responsabilità condivisa?

MAIRE è un'azienda molto demanding, gli obiettivi sono sfidanti. Questo può sembrare un vincolo, ma in realtà è un grande campo di gioco. Negli ultimi anni abbiamo lavorato molto sul tema della responsabilità: non solo il senso di appartenenza a un progetto, ma la consapevolezza di avere, con le proprie azioni, un impatto diretto nel suo successo.

Il motto RISE TOGHETER ci ricorda che nessuno può raggiungere da solo l'obiettivo finale. Per questo insistiamo su responsabilità individuale e autosviluppo. Lo sviluppo è guidato dalla consapevolezza individuale e dalla responsabilità condivisa: ogni persona è protagonista del proprio percorso, sostenuta da un ecosistema che ne valorizza il potenziale.

In MAIRE la multiculturalità è riconosciuta da tutti come un valore. Siamo un Gruppo multiculturale e questo rappresenta
una ricchezza.

Può spiegare meglio questo concetto di autosviluppo?

Sempre più stiamo cercando di partire dalla consapevolezza individuale. La vera domanda non è "che strada mi dà l'azienda?", ma "chi voglio diventare, cosa voglio portare nel mio ruolo?". Ed è da lì che nasce il confronto con colleghi e responsabili, in un processo che valorizza anche le competenze trasversali. Come dicevo, nessuno cresce da solo: è il contesto, insieme alle relazioni con gli altri, a rendere possibile uno sviluppo autentico e duraturo.

Non si tratta di concetti rivoluzionari, ma siamo orgogliosi del modo in cui li abbiamo introdotti e resi concreti. In MAIRE lavoriamo affinché ognuno possa avere un percorso personalizzato, allineato alle proprie aspettative: non tutti puntano a una crescita verticale. Sviluppo significa anche consolidare le competenze nel proprio ruolo, esplorare nuove prospettive o ampliare esperienze in senso orizzontale. Per questo preferisco non usare troppo la parola "crescita", che sembra implicare solo un movimento verso l'alto: crescere può voler dire anche cambiare prospettiva, assumere un ruolo diverso o sperimentare strade nuove.

In realtà il processo deve partire dal singolo: riconoscere i propri punti di forza, capire chi si vuole essere e diventare, e poi — con il supporto del proprio responsabile — disegnare un percorso che supporti il raggiungimento degli obiettivi condivisi. Uno strumento importante è la "conversazione di sviluppo", un dialogo continuo tra manager e collaboratore per stimolare consapevolezza e responsabilità. È un cambio di paradigma: non è l'azienda a decidere per te, ma tu a guidare il tuo percorso, ovviamente tenendo anche in considerazione le esigenze organizzative.

Il Flourishing Program e le iniziative di mentoring rientrano in questa logica?

Sì, assolutamente. Penso al Flourishing Program e a due iniziative recenti: il Challenging Mentoring e il Development by Design. Nel primo, ad esempio, non c'è solo la relazione uno-a-uno tra un giovane Flourisher e un senior manager: i partecipanti lavorano in gruppo su sfide tratte dal piano industriale, sviluppando business case reali. È un modo per crescere insieme, rafforzando comunità e spirito di squadra.

Inclusione e integrazione sono parte del motto RISE TOGETHER. Cosa significano per voi in concreto?

"Rise" è slancio, movimento. "Together" è responsabilità e appartenenza. Ma non è qualcosa che nasce da sé: a volte va coltivato. In MAIRE la multiculturalità è riconosciuta da tutti come un valore. Siamo un Gruppo multiculturale e questo rappresenta una ricchezza. Lo scorso anno abbiamo deciso di fare un'attività di formazione estesa a tutto il mondo, sulle tematiche "Diversity Equity & Inclusion", per supportare le persone nel riconoscere quanto la diversità sia una leva strategica: riconoscerla, integrarla e valorizzarla ci permette di affrontare la complessità con soluzioni più ricche e sostenibili.

"Together" significa molto, perché siamo tutti diversi l'uno dall'altro. Vuol dire responsabilità reciproca, senso di appartenenza, ma anche la capacità di guardare all'altro come a qualcuno che può offrirti punti di vista differenti, competenze e abilità da mettere a fattor comune. Non è qualcosa che avviene sempre in modo spontaneo: a volte serve la consapevolezza che lavorare insieme non solo è necessario, ma porta a risultati migliori rispetto al farlo da soli.

Quest'anno abbiamo coinvolto su questo tema i "people coordinator", cioè colleghi che hanno persone a riporto diretto. Gli studi internazionali mostrano che lo sviluppo dei collaboratori dipende molto dalle convinzioni dei propri responsabili. Per questo li abbiamo invitati in aula, li abbiamo fatti lavorare su sé stessi e insieme, anche con attività di gamification. I risultati sono stati molto positivi: riflessioni profonde, nuove consapevolezze, la capacità di guardare alla diversità come una ricchezza.

L'obiettivo è ingaggiare tutti i componenti del team, valorizzare i punti di forza di ciascuno e valorizzare il meglio di ognuno per raggiungere gli obiettivi comuni. Ecco perché, più che una classica formazione su "Diversity Equity & Inclusion", per noi è stato un percorso di sviluppo manageriale. Abbiamo lavorato sulle competenze che permettono di guidare i team, aiutando ciascuno a trovare il proprio "percorso di flourishing" nella quotidianità.

Lei ha parlato più volte di "talento" al singolare. Perché questa scelta?

In MAIRE ogni persona è portatrice di talento: il nostro compito è creare le condizioni affinché ciascuno possa esprimerlo e svilupparlo. Ognuno ha i propri talenti, e la responsabilità di svilupparli. Certo, ci sono gruppi più monitorati, ma senza il contributo dell'intera organizzazione non si va lontano.

La cosiddetta "pancia" dell'azienda — chi porta avanti attività quotidiane e meno visibili — è quella che garantisce continuità e valore. Per questo investiamo sia sui gruppi a più alto potenziale, sia sull'intera popolazione aziendale: ad esempio abbiamo dato a ciascun dipendente l'accesso a LinkedIn Learning, una biblioteca digitale di formazione che permette di consolidare conoscenze e competenze, affrontare sfide e coltivare curiosità. 

La Project Control Academy con l'Università di Catania è un esempio concreto di crescita in sinergia. Quali obiettivi vi siete dati"

Le Academy sono ormai un vero modo di agire per noi. Quella di Catania è stata un'esperienza bellissima: i 17 studenti coinvolti hanno dato risultati talmente positivi che abbiamo deciso di offrire a tutti un'opportunità lavorativa. Le Academy sono strumenti di sinergia e fiducia: generano valore condiviso tra generazioni, territori e competenze, rafforzando il nostro impatto sociale e industriale. Abbiamo permesso ai nostri collaboratori di mettere a fattor comune la loro esperienza e di trasformarla in conoscenza utile per altri. È un percorso che arricchisce tutti: i giovani che entrano e i professionisti che insegnano.

Stiamo realizzando esperienze simili in Arabia Saudita, Emirati e, a breve, anche in Kazakistan. È un investimento che crea valore non solo per i giovani, ma anche per i nostri collaboratori più senior: chi viene coinvolto come docente in aula sviluppa nuove competenze comunicative e didattiche. È un arricchimento reciproco.

Guardando al futuro, quali sono le leve fondamentali per una crescita sostenibile e inclusiva?

La consapevolezza che gli obiettivi non si raggiungono da soli. La complessità del nostro mercato è tale che la visione di una sola persona non basta. Servono confronto, dialogo, idee condivise. Per questo servirà sempre più la capacità di far nascere idee insieme. Nel futuro dovremo rafforzare ancora di più i comportamenti di team, premiare il lavoro collettivo e sostenere tutto ciò che rafforza la collaborazione.

E c'è un elemento che considero imprescindibile: la fiducia reciproca. Senza fiducia nelle competenze degli altri, nei diversi punti di vista e persino nelle differenze che ci caratterizzano, non si riesce davvero a fare squadra. La fiducia è il fondamento di una crescita sostenibile e inclusiva: solo attraverso collaborazione, ascolto e visione condivisa possiamo affrontare le sfide del futuro. RISE TOGETHER non è solo un motto, ma una scelta quotidiana: crescere insieme, valorizzando le differenze, per costruire un futuro più equo, innovativo e sostenibile.