I legami fra Italia e Polonia hanno radici lontane, che affondano nel Rinascimento e si sono rafforzati in epoca industriale. "Già prima del 1989, nonostante le difficoltà del contesto politico, esistevano rapporti industriali importanti tra i due Paesi", ricorda Antonio Gallo, Managing Director di KTI Poland S.A. "Molti pensano alla Fiat 126, prodotta su licenza in Polonia, ma anche le raffinerie di Płock e di Danzica sono state progettate e costruite in larga parte da società di ingegneria italiane, come Snamprogetti ed in seguito Tecnimont e KT. Alcuni di questi progetti, come il complesso delle poliolefine realizzato da Tecnimont a Płock all'inizio degli anni duemila, ha rappresentato una pietra miliare nello sviluppo della petrolchimica polacca. È un'eredità che fa parte della nostra identità e che ancora oggi valorizziamo nel rapporto con i clienti".

KTI Poland nasce ufficialmente nel 2006, come filiale con sede a Płock e ufficio a Varsavia. "La nostra storia è incominciata grazie all’iniziativa della Technip KTI Roma "oggi KT) ", spiega Gallo. "Poi, dopo la crisi del 2008, abbiamo attraversato un periodo complesso ma anche di crescita con due diversi proprietari. Nel 2024 siamo rientrati nel Gruppo MAIRE attraverso la KT Roma: un ritorno alle origini che ha dato nuova forza e prospettive più ampie".

Oggi la società conta circa 200 professionisti, con competenze che spaziano dal civile all'elettrico, dal piping alla meccanica e al processo. "Siamo radicati nel cuore industriale della Polonia, di fronte alla grande raffineria di Płock. Questa posizione ci permette di vivere quotidianamente il dialogo con i principali player del settore".

L'integrazione con MAIRE ha segnato un passaggio decisivo. "Non ci limitiamo più ai progetti che KTI Poland può gestire autonomamente. Oggi rappresentiamo MAIRE in Europa centro-orientale, portando sul mercato locale non solo le nostre capacità ingegneristiche, ma anche le tecnologie e le soluzioni avanzate del Gruppo, in particolare nell'ambito della transizione energetica".

Un'evoluzione che si traduce in progetti concreti. "Il visbreaking entrato in produzione nel 2025 è stato un traguardo importante: un impianto da 250 milioni di euro, realizzato interamente da KTI Poland, che testimonia la nostra capacità di gestire progetti complessi con piena soddisfazione del cliente. Si tratta inoltre di un impianto capace di incrementare la conversione dei residui provenienti dalle unità di distillazione per ottenere prodotti leggeri, che contribuisce ad aumentare l'efficienza della raffineria e ridurre l’impronta carbonica".

Accanto a questo, l'azienda è impegnata in un consorzio con Polimex per il nuovo complesso delle olefine. "È il più grande investimento di questo tipo in Europa degli ultimi 20 anni, un progetto da circa otto miliardi di euro. Il nostro progetto, nell'ordine di un miliardo di euro, riguarda l'interconnecting del complesso. Partecipiamo in modo significativo a un'opera che ridisegnerà la mappa industriale della regione".

Un hub strategico per l'energia

Il contesto energetico in cui si muove KTI Poland è in rapida evoluzione. "La Polonia produce ancora il 57% della sua energia dal carbone", spiega Gallo. "Per ridurre questa dipendenza il Paese ha avviato un programma di investimenti da oltre 13 miliardi di euro l'anno, con un passaggio intermedio verso il gas e un forte impulso alle rinnovabili e al nucleare".

Tra i progetti più innovativi spiccano i reattori modulari di piccola taglia "SMR). "Proprio vicino a Płock, a Włocławek, nascerà il primo sito per SMR, con avvio previsto nel 2035. È un progetto reale, sostenuto da Orlen e da grandi gruppi industriali come Synthos. Si tratta di una scelta che può cambiare il panorama energetico della Polonia".

Accanto alla transizione, la Polonia rafforza il suo ruolo geopolitico. "Il rigassificatore LNG di ,winouj-cie, sul Baltico, la cui ingegneria di dettaglio, il permitting e la modellazione 3D sono state sviluppate proprio dalla KTI Poland, copre metà del fabbisogno nazionale di gas. Il Baltic Pipe collega il Paese alla Scandinavia. Orlen ha annunciato investimenti per 80 miliardi di euro al 2035, gran parte dei quali destinati a nuove tecnologie. La Polonia è già un hub energetico strategico e per MAIRE rappresenta un'opportunità naturale".

Uno sguardo è rivolto anche oltre i confini. "Quando, auspicabilmente, finirà il conflitto in Ucraina, la Polonia sarà in prima linea nella ricostruzione. Le imprese radicate qui avranno un ruolo determinante, perché conoscono il territorio, le dinamiche industriali e possono garantire un contributo solido e affidabile".

Capitale umano e radicamento locale

Oltre alla dimensione industriale e geopolitica, la scelta polacca si fonda sul capitale umano. "La Polonia ha superato la media europea per numero di laureati nella fascia 25-34 anni: il 46% contro il 43% europeo. È un bacino di eccellenza straordinario, con una forte presenza femminile nelle professioni tecniche ed un numero sempre maggiore di professionisti riconosciuti a livello internazionale. Per una società di ingegneria come la nostra significa poter contare su risorse di altissimo livello".

Il legame con il territorio si traduce anche in collaborazioni accademiche e associative. "Abbiamo rapporti consolidati con il Politecnico di Varsavia e con la sede di Płock. Siamo membri attivi della Federchimica polacca e sponsor dei suoi eventi. Dopo quasi vent'anni ci sentiamo parte integrante del tessuto industriale e sociale del Paese'.

Guardando avanti, Gallo non ha dubbi: "La Polonia è un Paese in crescita costante, con un PIL che negli ultimi trent'anni è aumentato in media del 4% l’anno. Qui si trova un capitale umano straordinario, una forte vocazione industriale e un quadro normativo che valorizza le aziende europee. In questo scenario, MAIRE ha tutte le carte in regola per crescere insieme al Paese e contribuire alla sua trasformazione energetica".